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29ª Edizione  03-06 Novembre 2026  Quartiere Fieristico di Rimini
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Sostenibilità, come sarà il 2026? 10 tendenze ed eventi da non perdere

Sostenibilità, come sarà il 2026? 10 tendenze ed eventi da non perdere

Il 2026 sarà un anno importante per la sostenibilità e la green economy: mentre l’Unione Europea compirà nuovi passi verso una maggiore circolarità, con il Circular Economy Act e le altre misure in arrivo, a livello globale matureranno trend destinati a influenzare l’andamento della transizione. Secondo gli analisti, il 2026 sarà segnato da un crescente divario tra fondamentali economici e politiche climatiche. Molti governi, in precedenza in prima linea su clima e ambiente, stanno orientando le priorità verso altri aspetti, come sicurezza nazionale, commercio e leadership tecnologica, in un contesto geopolitico sempre più frammentato.Gli investimenti nelle tecnologie verdi crescono, ma sono guidati più dalla solidità commerciale che dal sostegno delle politiche: i mercati premiano le soluzioni di transizione già funzionanti, mentre restano più prudenti verso tecnologie meno mature, come la cattura della CO₂ o i biocarburanti avanzati.

 



10 trend ed eventi da tenere d’occhio per capire come evolverà la sostenibilità nel 2026


1. Pascoli e pastorizia sostenibile
Il 2026 sarà l’Anno Internazionale dei Pascoli e dei Pastori, proclamato nel 2022 dalle Nazioni Unite su proposta della Mongolia e sostenuto da 60 Paesi in tutto il mondo. L’obiettivo è accrescere la consapevolezza sul ruolo cruciale dei pascoli nella sostenibilità ambientale, nella sicurezza alimentare e nella resilienza e sussistenza delle comunità rurali. Coordinato dalla FAO, l’anno sarà dedicato alla promozione di pratiche territoriali sostenibili, alla salute del bestiame, al ripristino degli ecosistemi pastorali, alla creazione di condizioni eque per l’accesso ai mercati e agli investimenti in sistemi di allevamento responsabile.

2Acqua e oceani
Il 17 gennaio 2026 entrerà in vigore il Trattato sull’alto mare, dopo la ratifica avvenuta nel settembre 2024. Questo storico accordo consentirà di ampliare le aree marine protette, creare riserve da tutelare e regolamentare l’uso sostenibile delle risorse degli oceani oltre le giurisdizioni nazionali. Un passaggio essenziale per proteggere la biodiversità, mitigare gli impatti della crisi climatica e garantire risorse alimentari alle popolazioni costiere che dipendono dal mare.


3. Combustibili fossili
Dal 28 al 29 aprile 2026 la Colombia ospiterà la prima conferenza internazionale Just Transition Away from Fossil Fuels, in collaborazione con i Paesi Bassi e con il supporto di oltre 80 Stati, firmatari della roadmap per l’abbandono dei combustibili fossili e la definizione di strategie condivise sulla transizione energetica. Un passo importante, ma non risolutivo: una roadmap approvata a Belém, in sede COP, con obiettivi comuni per 196 Paesi, avrebbe potuto fornire un segnale più chiaro alla finanza e al settore dell’oil&gas.


4. Biodiversità 
Dal 19 al 30 ottobre 2026 si terrà a Erevan, in Armenia, la COP17 sulla biodiversità, il principale appuntamento ONU dedicato alla tutela degli ecosistemi. La conferenza sarà un banco di prova per valutare i progressi nell’attuazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework e per allineare gli impegni nazionali alle nuove esigenze di ripristino e conservazione.


5. Climate change
Poche settimane dopo, dal 9 al 20 novembre 2026, sarà la volta di COP31: il summit sul clima si svolgerà in Turchia, ad Antalya, con la co-presidenza australiana in rappresentanza dei Paesi insulari del Pacifico. Dopo le tensioni e le aspettative disattese della COP30 in Brasile, si tornerà a un negoziato di transizione, in un luogo più facilmente raggiungibile a livello logistico rispetto all’Amazzonia. Se COP30 ha rivissuto il caos negoziale e il disastroso fallimento del summit di Copenaghen del 2009, COP31 ha le carte per iniziare a mettere le fondamenta per un rinnovo del processo, esattamente come accadde nel 2010 a Cancun, alla COP16, dove vennero messe le basi per l’Accordo di Parigi.


6. Carbon market
Dal 1° gennaio 2026 entrerà in vigore a pieno titolo il sistema del CBAM, attualmente in fase transitoria: introdotto con il Regolamento (UE) 2023/956, è lo strumento europeo pensato per allineare il prezzo del carbonio pagato dai produttori extra-UE a quello sostenuto dalle imprese europee nel quadro dell’Emission Trading System (EU ETS). Gli importatori dovranno acquistare certificati per le emissioni di CO2 incorporate in beni specifici (acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, idrogeno, elettricità), pagando un prezzo legato all'EU ETS. Obiettivi principali? Evitare la delocalizzazione delle emissioni (“carbon leakage”) e stimolare l’adozione di standard ambientali più elevati a livello globale.


7. Critical Raw Materials
L’approvvigionamento di materiali critici sarà al centro dell’attenzione mondiale. A questo scopo, attraverso il RESourceEU Action Plan, a supporto del regolamento Critical Raw Materials Act, la Commissione europea metterà sul piatto fondi per 3 miliardi di euro con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla Cina e proteggere l’industria europea dalla volatilità dei prezzi delle materie prime critiche e dalle tensioni geopolitiche. Tra le iniziative, all’inizio del 2026 ci sarà l’istituzione dell’European Critical Raw Materials Centre, un hub dedicato al monitoraggio dei mercati, al finanziamento dei progetti e al coordinamento pubblico-privato sulle filiere strategiche. 

8. Africa
Con una popolazione di 1,5 miliardi di persone, una straordinaria ricchezza di biodiversità e uno dei potenziali energetici rinnovabili più alti al mondo, l’Africa sta emergendo come uno degli attori chiave della transizione verde. Un continente da tenere d’occhio, quindi, a maggior ragione in un panorama geopolitico decisamente instabile. Tra gli appuntamenti da seguire, l’Africa’s Green Economy Summit, dal 24 al 27 febbraio 2026 a Cape Town, che metterà in contatto capitali globali e progetti africani della green economy.

9. Rischio climatico
Il rischio climatico fisico pesa sempre di più sugli asset privati, in particolare infrastrutture, porti, reti logistiche e immobiliari. Quelli potenzialmente esposti a perdite superiori al 20% potrebbero quintuplicare entro il 2050, secondo le analisi MSCI (Morgan Stanley Capital International). Il danno maggiore, però, non deriva dalla distruzione fisica, quanto dall’interruzione delle attività e dai conseguenti impatti sui flussi di cassa. Anche i premi assicurativi contro i rischi fisici sono destinati a crescere fino al 50% entro il 2030. Le banche centrali, di conseguenza, hanno deciso di rafforzare la supervisione sugli istituti di credito: adeguate pratiche di gestione dei rischi climatici, stress test e requisiti patrimoniali sufficiente per affrontare eventuali shock climatici sono sempre più parte dei sistemi prudenziali.

10. Prodotto-come-servizio
Il modello Product-as-a-Service (PaaS), ovvero sostanzialmente utilizzare un bene senza possederlo, sta rapidamente guadagnando terreno come leva strategica dell’economia circolare. Dalla mobilità alla sanità, dall’elettronica ai macchinari industriali, il valore si sposta dall’oggetto al servizio, con vantaggi economici e ambientali. Cinque, nello specifico, le opzioni possibili: pay per use, leasing, noleggio, accordo di performance e cambio d’uso. Il PaaS, di cui la sharing economy è stata un precursore, permette di ridurre gli sprechi, ottimizzare le risorse e allineare costi e benefici lungo l’intero ciclo di vita.


 



Infine, un appuntamento da non perdere per il 2026: la 29ª Edizione di Ecomondo, che si terrà dal 3 al 6 Novembre al Quartiere Fieristico di Rimini.

Articolo scritto da Emanuele Bompan e Maria Carla Rota
Questo blog è un progetto editoriale sviluppato da Ecomondo con Materia Rinnovabile

Credits:
Foto di Helena Lopes


 

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