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28ª Edizione  04-07 Novembre 2025  Quartiere Fieristico di Rimini
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EPR in Europa, dal 2025 la responsabilità estesa del produttore anche per il tessile

La  Responsabilità Estesa del Produttore (EPR, Extended Producer Responsibility) è un cardine della politica ambientale europea: secondo questo principio, nell’ottica di un efficiente recupero delle materie prime, i produttori, ma anche chi per primo immette un bene sul mercato di un paese europeo, ad esempio i siti e-commerce e marketplace, sono responsabili dei propri prodotti dal principio alla fine, ovvero da quando questi vengono progettati fino a quando diventano un rifiuto, da inserire in un processo di economia circolare.

Direttive EPR, le novità 2025
In Europa i sistemi di EPR sono stati introdotti per la prima volta negli anni '90, a partire dal settore degli imballaggi e dei rifiuti d’imballaggio con la storica Direttiva 94/62/CE, che resta una pietra miliare della sostenibilità, perché è stata il primo atto ad armonizzare le misure nazionali. La normativa si è poi evoluta ed è stata aggiornata più volte, allargandosi a un numero crescente di settori. 

Tra le novità 2025, per esempio, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE del nuovo PPWR (Packaging & Packaging Waste Regulation), che entrerà in vigore a metà del 2026, dopo un periodo di transizione di 18 mesi. Questo Regolamento introduce importanti cambiamenti, imponendo per la prima volta agli stati membri di raggiungere obiettivi vincolanti di prevenzione dei rifiuti (5% al 2030, 10% al 2035, 15% al 2040 rispetto al 2018), mentre in precedenza erano previsti solo obiettivi di avvio a riciclo o riciclo.

Per quanto riguarda l’EPR di batterie e accumulatori a fine vita, invece, secondo quanto previsto dal Regolamento UE 2023/1542, dal 18 febbraio 2025 le batterie per veicoli elettrici, le batterie industriali ricaricabili con una capacità superiore a 2 kWh e le batterie per mezzi di trasporto leggeri devono essere accompagnate da una dichiarazione dell’impronta di carbonio, contenente anche varie altre informazioni, tra cui quelle sul modello e sul fabbricante.


Rifiuti tessili, epr e raccolta differenziata
La principale novità del 2025, comunque, riguarda il settore tessile: l’UE genera circa 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti di questo tipo all’anno, di cui 5,2 milioni rappresentati da abbigliamento e calzature, per un totale di 12 kg a persona, secondo i dati diffusi dal Consiglio dell'Unione Europea. 

Per aumentare la circolarità e la sostenibilità di questo settore e contrastare le dinamiche del fast fashion, nell’ambito dell’accordo provvisorio sulla revisione mirata della direttiva quadro sui rifiuti, raggiunto nel febbraio 2025, sono state stabilite norme armonizzate sul regime EPR per le industrie tessili e i marchi di moda, che saranno così tenuti a pagare una tariffa per contribuire a finanziare la raccolta e il trattamento dei rifiuti, a seconda di quanto la progettazione dei loro prodotti sia circolare e sostenibile

L’intesa dovrà essere confermata da Consiglio e Parlamento Europeo, prima che si possa passare alla procedura di adozione formale: la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, quindi gli Stati membri avranno 20 mesi di tempo per aggiornare le rispettive legislazioni nazionali in modo da attenersi alle nuove norme, con un anno supplementare di tempo previsto per le microimprese.

Questa non è poi l’unica novità per il settore tessile europeo nel 2025. Dal 1° gennaio, infatti, è obbligatoria la raccolta differenziata di questa tipologia di scarti in tutti i Paesi Ue. L’Italia nel gennaio 2022 ha giocato d’anticipo, primo paese a introdurre l’obbligatorietà: secondo le stime di ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), però, solo il 20% dei rifiuti tessili viene attualmente raccolto. 




La frazione tessile dei rifiuti urbani in Italia
“In Italia la raccolta differenziata e la valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani è comunque nata e cresciuta in capacità, competenza e risultati ben prima dell’istituzione dell’obbligo”, spiega Andrea Fluttero, membro del Comitato Scientifico di Ecomondo e presidente di UNIRAU (Unione imprese raccolta riuso e riciclo abbigliamento usato). “Già da anni cooperative sociali specializzate nella raccolta ed aziende della selezione lavoravano per accrescere costantemente le quantità raccolte e lo sviluppo di una capacità industriale di selezione, preparazione per il riuso, riuso e riciclo di queste raccolte”. 

Nel 2024 sono state superate le 180.000 tonnellate di questa tipologia di rifiuti. 

“Leggo da più parti stime di quantità di immesso sul mercato molto elevate ed inviti ad aumentare le raccolte, ma attenzione: i dati dell’immesso sul mercato, rispetto ai quali definire target di raccolta e costruire nuovi impianti, saranno solidi solo dopo l’introduzione dei sistemi EPR e il conseguente obbligo di dichiarare l’immesso sul mercato da parte dei produttori”, avverte Fluttero. “Inoltre, già oggi ci sono preoccupanti segni di saturazione dei mercati di sbocco. Un aumento delle raccolte, senza aver prima aumentato gli sbocchi, creerebbe il blocco del sistema con i disastrosi risultati già sperimentati nel recente passato con gli imballaggi in plastica”.


Le sfide da affrontare
Come affrontare, quindi, questa trasformazione? Innanzitutto, bisogna “contrastare l’immissione nel mercato europeo di prodotti scadenti, tipici del fast fashion, che durano poco e sono difficilmente riusabili e riciclabili. Inoltre, prima di spingere per aumentare le raccolte, è indispensabile costruire gli sbocchi per ciò che non è riusabile. A oggi tale frazione, che rappresenta circa il 50% delle raccolte, viene destinata alla produzione di strofinacci, imbottiture e materiali fonoassorbenti, ma sono sbocchi che in realtà non chiudono l’anello di un modello circolare e non sono illimitati”. E ancora: “Migliorare la qualità dell’immesso al consumo e, a valle, della selezione e della preparazione per il riuso, implementare il disassemblaggio dei capi e la capacità industriale di riciclo di qualità, oggi quasi inesistente per motivi tecnici non banali ed economici”. 

Infine, sottolinea Fluttero, “vorrei sottolineare l’estrema importanza di armonizzare il più possibile la normativa EPR, che i singoli Paesi definiranno in sede di recepimento del prossimo aggiornamento della Direttiva 2008/98. In caso contrario, potremmo trovarci con gli impianti di selezione e preparazione per il riuso italiani saturati dalle raccolte di altri Paesi e con le nostre raccolte spiazzate, senza acquirenti e destinate, dopo lo sforzo della raccolta, al recupero energetico”.


EPR tessile: appuntamento a Ecomondo 2025
Il regime di Responsabilità Estesa del Produttore per il settore tessile sarà uno dei temi al centro di Ecomondo, in programma a Rimini dal 4 al 7 novembre 2025. Due, in particolare, gli appuntamenti previsti:
 

  • Il 5 novembre, nell’ambito del seminario “ EPR tessile: consorzi ai blocchi di partenza in attesa di un quadro normativo certo”, EconomiaCircolare.com farà il punto della situazione con un rappresentante della Commissione Europea e darà voce ai consorzi nati in attesa dell’avvio del sistema EPR.
     
  • Il 7 novembre, invece, si terrà l’incontro “Dall’obbligo EPR alle opportunità strategiche: tecnologie e casi di successo per il tessile sostenibile”, a cura di Consorzio Rematrix.

Articolo scritto da Emanuele Bompan e Maria Carla Rota
 


PUBBLICAZIONE

30/05/2025

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