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La rivoluzione circolare di AquaGreen

La cleantech danese trasforma i rifiuti in risorse, generando valore ambientale ed economico con soluzioni come il biochar, prezioso alleato nella lotta contro il riscaldamento globale

 

Le storie di successo nascono spesso dal nulla, anche da una conversazione sulle feci dei pesci durante una cena. Era il 2014, ancora pochissime aziende facevano economia circolare, e a Copenaghen un gruppo di amici si ritrovò una sera a interrogarsi su come risolvere il problema degli scarti fecali da acquacoltura, annosa minaccia per i delicati ecosistemi dei fiordi scandinavi.

 

Il mattino seguente, l'ingegnere Claus Thulstrup trovò sul tavolo un tovagliolo pieno di appunti che descrivevano una brillante soluzione: tramite un processo integrato di essiccazione a vapore e pirolisi, è possibile riciclare i rifiuti fecali dei pesci trasformandoli in biochar.

 

La nascita di AquaGreen

Grazie a questa intuizione, l'anno successivo Thulstrup e Henning Schmidt-Petersen fondarono AquaGreen, una delle clean tech company più allavanguardia in Europa.  << L'idea è nata da una genuina preoccupazione per i danni ambientali locali, ancor prima che il concetto di economia circolare acquisisse una popolarità diffusa >>, spiega a Ecomondo Christian Wieth, chief marketing officer di AquaGreen.

 

L’innovativo essiccatore a vapore - sviluppato in collaborazione con la Danmarks Tekniske Universitet, l’università tecnica della Danimarca - trasforma biomassa di scarto in una risorsa preziosa chiamata biochar, carbone vegetale che può essere impiegato in agricoltura come ammendante, migliorando le rese agricole e la ritenzione idrica del suolo. Il biochar è anche capace di sequestrare la CO2 al suo interno per periodi prolungati, oltre i 1.000 anni.
<< Trattiene anche il fosforo proveniente dagli scarti agricoli >>, aggiunge Wyeth. << In questo modo riduciamo la dipendenza da fonti minerali non rinnovabili >>.

 

Oltre alle interessanti opzioni di riciclo, il processo della clean tech danese ripulisce i biosolidi - sottoprodotti del trattamento delle acque reflue - da numerosi contaminanti. La decomposizione degli scarti ad alta temperatura (pirolisi) infatti consente leliminazione di residui di medicinali, microplastiche, IPA, PFAS e altri inquinanti organici e ambientali, oltre a patogeni e virus.

 

E il bilancio energetico? Generalmente la pirolisi è un processo ad altissimo dispendio energetico. Tuttavia, AquaGreen è in grado di eseguire il processo utilizzando l'energia dei biosolidi e persino di recuperare il 70-80% dell'energia necessaria per l'essiccazione sotto forma di energia termica rinnovabile, che viene utilizzata localmente o venduta per il teleriscaldamento.

 

I tanti mercati del biochar

Originariamente sviluppata per processare gli scarti prodotti dagli allevamenti ittici, la tecnologia di AquaGreen si è dimostrata sufficientemente versatile per gestire anche i fanghi delle acque reflue urbane senza particolari modifiche.

Inoltre, il biochar può aprire nuovi canali in diversi segmenti di mercato, tra cui la filtrazione delle acque reflue per l'assorbimento di PFAS e farmaci. Ma non è tutto: il biochar può anche diventare utile nell'edilizia sostenibile, nell'orticoltura e nell'urbanistica.

 

<< Insieme a Biochar Europe stiamo lavorando per ottenere l'approvazione del biochar da biosolidi come fertilizzante ai sensi del regolamento europeo >>, commenta Christian Wieth. << Il biochar ottenuto dai biosolidi è già approvato per l’uso agricolo nei Paesi nordici, nella Repubblica Ceca, negli Stati Uniti, in Australia e in altri Stati. Nei Paesi dove tale utilizzo non è ancora regolamentato per legge, come l’Italia, ci concentriamo su applicazioni alternative, come l’estrazione del fosforo, la produzione di materiali da costruzione e l’impiego nell’industria dell’acciaio verde >>.
 

 

 


La sostenibilità economica di AquaGreen
AquaGreen si rivolge sia a clienti pubblici sia privati, offrendo soluzioni che riducono i costi di gestione dei rifiuti e, al contempo, creando nuove fonti di ricavo. Tra queste rientrano i crediti per la rimozione dell’anidride carbonica, la vendita di biochar e il recupero di energia termica. Secondo Wieth queste opzioni presentano tipicamente un ritorno sull’investimento in un arco di 3-7 anni, trainato principalmente dal risparmio sui costi di smaltimento dei biosolidi.

 

Specialmente quando il costo di smaltimento dei biosolidi supera i 70 €/tonnellata umida, il modello di circolare risulta particolarmente vantaggioso. Le altre fonti di ricavo di AquaGreen rappresentano generalmente meno del 25% del valore complessivo del business case, ma sono sufficienti a coprire i costi operativi, inclusi elettricità, gas esterno, licenze software, assistenza, parti di ricambio e manodopera.

 

La clean tech danese ha fatto da apripista ad innovativi modelli circolari che coniugano diversi aspetti ambientali: dalla mitigazione climatica alla gestione rifiuti, dall’eliminazione di contaminanti pericolosi all’agricoltura bio.

 

Secondo l’esperienza di AquaGreen sono tre gli ingredienti vincenti per replicare un modello circolare sostenibile: innovazione tecnologica, partnership pubblico-private e una dimostrata sostenibilità economica nel business model.
Un articolo scritto da Simone Fant
 

Questo blog è un progetto editoriale sviluppato da Ecomondo con Materia Rinnovabile

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26/06/2025

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